La violenza domestica, alla stessa stregua di altre forme di violenza, è correlata al concetto di potere e il suo fine ultimo non è solo quello di provocare dolore o sofferenza fisica alla propria partner, ma piuttosto sottometterla, piegarla, ingessarla dietro mille forme diverse di paura.
La violenza fisica, nonostante lasci delle tracce chiare e distinguibili della sua infausta presenza, è solo la superficie emersa, ciò che è accessibile agli occhi, di una dimensione violenta, feroce, ingorda.
La violenza domestica è contraddistinta da tre fasi, che tendono a ripetersi formando il ciclo della violenza.
La prima fase è quella in cui la tensione cresce, attraverso una subdola violenza verbale; l’uomo violento manifesta nervosismo crescente, è irritato e tende ad avere un atteggiamento ambiguo che provoca confusione nella donna.
La donna, per evitare litigi, non contesta il proprio compagno e lo asseconda.
Nella seconda fase la violenza esplode.
A questa fase segue quella della finta riappacificazione. L’uomo violento si riavvicina giurando pentimento.
Chiede perdono e viene prontamente perdonato e riaccolto.
La fase della riappacificazione costituisce una sorta di rinforzo positivo per la donna, che diventa sempre più dipendente, sempre più bisognosa di quel legame malato, mentre l’uomo acquista sempre più potere, affonda sempre più gli artigli nella mente della vittima.
Parlatene. Parlatene SEMPRE.
Non isolatevi.
E ricordatevi sempre che non siete voi sbagliate.
Compiere violenza fisica o psicologica è una scelta.
E un amore che fa male NON È AMORE!!!!

