La Violenza Economica: una Gabbia Invisibile

Di Claudia Segre

Presidente Global Thinking Foundation

La violenza economica è un fenomeno subdolo, silenzioso, spesso invisibile agli occhi della società, ma capace di annientare l’autonomia e la dignità delle donne. Non lascia lividi sulla pelle, ma segna profondamente l’anima, privando le vittime della capacità di autodeterminarsi, di costruire un futuro per se stesse e per i propri figli.

Secondo i dati raccolti dalla Global Thinking Foundation, il 13,9% delle donne ha subito violenza economica, mentre il 17,6% non sa neanche cosa sia. Il controllo coercitivo, che inizia con la limitazione delle risorse finanziarie, si trasforma progressivamente in un isolamento totale, rendendo le vittime dipendenti economicamente e incapaci di sottrarsi alla spirale della violenza psicologica e, in molti casi, fisica.

La violenza economica si manifesta in molteplici forme: dal controllo del denaro familiare senza il consenso della partner, all’imposizione di debiti intestati esclusivamente alla donna, fino all’ostacolo deliberato al suo accesso al mondo del lavoro. Questi meccanismi privano le donne della libertà di scelta e dell’autonomia necessaria per uscire da situazioni di abuso.

Da anni, Global Thinking Foundation si impegna nella lotta contro la violenza economica attraverso progetti di educazione finanziaria e digitale, supportando migliaia di donne nella loro emancipazione economica. Con il programma “Donne al Quadrato”, abbiamo formato oltre 11.600 donne, offrendo strumenti concreti per la gestione delle risorse economiche, la pianificazione finanziaria e la tutela patrimoniale.

Abbiamo inoltre sviluppato piattaforme di e-learning multilingua, realizzato il primo Museo Virtuale sulla Violenza Economica “Libere di…VIVERE” e diffuso materiali informativi come il glossario di educazione finanziaria “Parole di Economia e Finanza” distribuito in oltre 150.000 copie.

Il nostro obiettivo è rendere la violenza economica riconoscibile, smascherando quei meccanismi culturali che ancora oggi la rendono accettabile o, peggio, invisibile.

La chiave per il cambiamento è la consapevolezza: 

-parlare di denaro in famiglia,

-insegnare alle ragazze e ai ragazzi l’importanza dell’autonomia economica

e combattere il tabù della gestione finanziaria a senso unico verso una piena condivisione di scelte.

Nonostante la Convenzione di Istanbul e le direttive europee che ne sono seguite, la piena attuazione di queste misure resta ancora un obiettivo lontano in molti paesi, tra cui l’Italia. A differenza di quanto avviene nei paesi anglosassoni, dove la violenza economica è già riconosciuta come reato e perseguibile legalmente, in Italia non esiste una normativa specifica che punisca chi priva deliberatamente una persona della propria indipendenza economica, anche se iniziano ad affiorare sentenze che vanno in tal senso. Questo vuoto normativo impedisce alle vittime di ottenere giustizia e rende ancora più difficile il percorso di uscita da situazioni di abuso.

L’assenza di una legge che riconosca questa forma di violenza come reato lascia molte donne spesso senza strumenti di tutela efficaci, costringendole a lottare in un sistema che spesso non le protegge. Per questo, è fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni affinché venga colmato questo divario normativo, garantendo a tutte le donne il diritto alla libertà economica.

Affrontare la violenza economica non è solo un dovere morale, ma un imperativo sociale. La partecipazione lavorativa femminile in Italia è ancora ferma al 55%, ben al di sotto della media europea, e il 17,7% almeno delle donne non possiede un conto corrente personale. Questi numeri dimostrano quanto sia urgente un cambiamento culturale e politico per garantire alle donne pari opportunità economiche e finanziarie.

Come Co-Chair del Women7 per il G7 Italia 2024, ho avuto il privilegio di portare queste tematiche ai tavoli internazionali, affinché le istituzioni adottino misure concrete per eliminare le barriere che impediscono alle donne di essere economicamente libere. Il messaggio che vogliamo trasmettere è chiaro: senza indipendenza economica non esiste libertà. Rompere il silenzio sulla violenza economica significa offrire alle donne gli strumenti per riconoscerla, denunciarla e, soprattutto, superarla. Perché nessuna donna dovrebbe mai sentirsi costretta a restare in una relazione tossica solo perché priva di mezzi per uscirne.

L’educazione finanziaria è la chiave più importante per un futuro in cui la violenza economica non sia più una condanna silenziosa, ma un ricordo di un passato che abbiamo saputo superare insieme.

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