Vediamo insieme l’importanza dell’allattamento nei neonati.
L’allattamento è la prima esperienza che il neonato ha con la mamma ed è fortemente connessa alla dimensione affettiva.
La prima esperienza del neonato nel soddisfare un proprio bisogno, prima di tutto la fame, e questa avviene fra genitore e figlio, quando la mamma gli dona il proprio amore.
Fin dalla nascita, cibo, nutrimento e dimensione affettiva sono fortemente connessi.
Infatti l’allattamento è anche strumento di comunicazione, inoltre la qualità dei messaggi rappresenta la prima forma di comunicazione che il bambino ha con il cibo.
La bocca del neonato non ha solo una funzione fisiologica, poiché per il bambino l’allattamento è anche cibo per il cuore.
Sensazioni tattili, calore corporeo della madre, odori, abbracci, voce e parole nutrono il cuore del bambino rispondendo alla sua domanda d’amore, al desiderio di essere riconosciuto, accolto e protetto.
Ora, la bocca è l’organo con cui il neonato scopre il mondo attorno a sé, quindi accettare o rifiutare il cibo per il bambino significa anche accettare o rifiutare ciò che viene dall’altro, quindi dall’esterno.
Fin dalla nascita la relazione del bambino con mamma e ambiente familiare è un profondo intreccio fra dimensione affettiva e funzione alimentare.
Cibo e comportamento alimentare veicolano dinamiche complesse, che poi si riflettono nelle relazioni familiari e nel rapporto che il bambino ha con il cibo.
Il cibo per il neonato è un “oggetto affettivo”, parte del suo primitivo linguaggio, prima con la madre e poi con il contesto familiare.
Per il neonato l’allattamento significa anche relazionarsi con la propria famiglia, prima di tutto con la mamma
Facciamo una piccola parentesi.
Offrire e ricevere cibo significa riconoscere e accettare i legami che si creano fra due o più persone.
Infatti cibarsi è anche un atto sociale attraverso il quale possiamo riconoscere o negare l’altro.
Rifiutare il cibo significa rompere una relazione, accettare il cibo significa accogliere una relazione.
Non a caso, sia gli affetti che gli affari si costruiscono anche a tavola, attraverso la condivisione del cibo.
Abbiamo detto che per il neonato l’allattamento è un profondo intreccio fra dimensione fisiologica ed affettiva e attenzione, la stessa cosa accade per la mamma.
Se il neonato ha fame e la mamma non lo fa poppare, allora questa mancanza il neonato la percepisce come rifiuto.
Di riflesso, se il neonato rifiuta il cibo allora la mamma lo percepisce come rifiuto personale, come atto ostile nei suoi confronti, come se il bambino rifiutasse l’amore offerto.
Bisogno e desiderio: la nascita del soggetto
Il pianto per il neonato è la prima espressione di vita dopo il parto, poiché esprime sia bisogni fisiologici come fame, sete, sonno e sia il desiderio di essere riconosciuto come soggetto unico, ricevere attenzioni, protezione, amore.
I bisogni del neonato nascono dai suoi istinti, poi attraverso il corpo percepisce sensazioni come fame, sete, sonno che necessitano di essere placate.
Dato che il neonato dipende da persone esterne, ovvero mamma e papà, ecco che piange per chiedere cibo, ovvero placare la fame per far cessare la sensazione di malessere.
Il desiderio invece è diverso dal bisogno.
Il desiderio è una domanda d’amore, non richiede oggetti esterni bensì la presenza, l’amore dell’altro, in primis l’amore di mamma.
Come detto prima, durante l’allattamento il neonato non si nutre di solo cibo, bensì anche della riposta di mamma alla sua domanda d’amore, al suo desiderio di essere riconosciuto e accettato.
Ecco perché attenzione, durante l’allattamento la gestualità è fondamentale.
Vedere l’allattamento solo come gesto fisiologico non è corretto, perché per il neonato è anche un veicolo di messaggi affettivi.
Quando i neonati piangono non chiedono solo cibo, bensì anche di essere riconosciuti e accettati come soggetti unici.
Infatti saper rispondere al pianto del bambino è uno delle attività più importanti per la mamma, poiché può donare soluzioni in base a bisogni e desideri del neonato.
Spesso invece la prima risposta al pianto del neonato è offrire il latte, poiché si tende ad associare il pianto alla fame.
Ecco perché a volte i bambini continuano a piangere nonostante siano sazi, poiché chiedono affetto, vicinanza, qualcuno a cui affidarsi.
Il neonato attraverso il pianto chiede alla mamma di non limitarsi a soddisfare solo i suoi bisogni fisiologici, bensì di donargli anche la propria presenza come dimostrazione d’amore.
Spesso quando confondiamo il pianto del bisogno con quello del desiderio rischiamo di rispondere alle richieste del neonato in modo univoco, ovvero offrendo cibo.
Questo nel neonato può produrre ingozzamento, creando sia confusione che agitazione, portandolo ad associare il cibo a qualcosa di poco digeribile, sia a livello fisico che psicologico, come la mancanza alla sua richiesta d’amore.
Il neonato si nutre della mamma, del suo amore, di come viene guardato e trattato
È così che il bambino si sente amato, riconosciuto ed accettato come soggetto unico e desiderabile.
Come riconoscere il pianto del desiderio da quello del bisogno?
Prima di tutto, va detto che non è facile riconoscere il pianto del bisogno (fame, sete, sonno) dal pianto del desiderio (riconoscimento, accettazione, amore).
Ecco perché è importante prestare attenzione ai messaggi del neonato.
Ad esempio, se all’offerta di cibo il neonato chiude la bocca, ovvero chiude l’accesso a ciò che viene dall’altro, sta comunicando che non piange per fame, bensì per il dubbio di essere amato, riconosciuto ed accettato, prima di tutto dalla mamma.
È come se il neonato chiedesse: “io, che posto ho nel tuo cuore”?
I disordini alimentari nei neonati evidenziano l’inconsistenza del cibo in confronto all’amore dell’altro, all’amore di mamma, come se nulla di materiale (cibo) possa riempire il suo vuoto di amore.
Non è un vuoto fisiologico, quindi di stomaco, bensì un vuoto che può essere colmato solo dall’amore familiare, prima di tutto della mamma.
Quindi ripetiamo, la relazione fra neonato e mamma nasce dall’allattamento, poiché essere nutrito ed essere amato, per il neonato sono parte della stessa esperienza.
Il potere dell’allattamento
Quando l’allattamento è accompagnato da gesti affettuosi e parole dolci, il neonato percepisce l’amore della mamma.
Infatti fra mamma e neonato si crea una comunicazione naturale, poiché durante l’allattamento la mamma dona amore, protezione, sicurezza.
Così l’allattamento è anche una manifestazione d’amore.
Come abbiamo detto, la qualità della relazione fra mamma e bambino inizialmente si esprime soprattutto attraverso l’allattamento.
Non c’è un allattamento migliore o peggiore, quindi allattare al seno non è meglio che allattare con il biberon o viceversa.
L’allattamento migliore è quello che rende la mamma libera, naturalmente a proprio agio, prima con sé stessa e poi con il bambino.
La scelta dell’allattamento deve rispecchiare la libertà individuale di ogni mamma.
Scegliere il tipo di allattamento è un aspetto intimo della donna e come tale necessita di assoluta libertà e serenità.
Solo un allattamento vissuto con armonia può essere un’esperienza naturale e felice sia per la mamma che per il neonato, altrimenti diventa un atto meccanico o medicalizzato. E non va bene.
Questo è un aspetto estremamente importante perché l’allattamento deve anche veicolare amore e affetto, nutrendo corpo, cuore e anima del bambino.
Come abbiamo visto il comportamento alimentare è veicolo di nutrimento sia fisico che affettivo, basilare per una relazione sana fra neonato e ambiente familiare.
Ora, la forte connessione fra cibo, affetto e relazione permette al neonato di comunicare malessere anche attraverso il suo comportamento alimentare.
Ecco perché l’allattamento può anche diventare teatro di protesta.
Ovvero il bambino può esprimere un comportamento oppositivo poiché il messaggio di malessere è nel rapporto disequilibrato che ha con il cibo.
Infatti il bambino per esprimere emozioni, malessere o dubbi sostituisce progressivamente il pianto rifiutando il cibo, oppure mangiando con voracità.
E importante osservare i comportamenti alimentari del bambino, poiché possono esprimere disagio e malessere interiore.
L’allattamento avendo forte valore relazionale ed affettivo, per il neonato è anche strumento di comunicazione verso chi si prende cura di lui, prima di tutto la mamma.
Ecco perché è importante osservare i comportamenti alimentari del bambino non solo attraverso l’aspetto nutrizionale, bensì anche attraverso l’aspetto psicologico.
Ad esempio, se mamma e papà sono eccessivamente preoccupati perché secondo loro, il bambino non si nutre a sufficienza, ecco che la loro risposta al pianto è quasi sempre l’offerta di cibo.
In questo modo l’eccessiva preoccupazione di mamma e papà rischia di ridurre l’allattamento a semplice scambio di cibo.
Questo fa insorgere nel bambino dubbi sul fatto di essere amato e riconosciuto anche come soggetto unico e non solo come corpo da riempire.
Il comportamento alimentare dei bambini non va visto in modo meccanico o peggio ancora standardizzato, bensì come sintomi da interrogare poiché ripetiamo, può esprimere malessere e disagio interiore.
È importante che mamma e papà comprendano cosa stia comunicando il bambino attraverso il rifiuto del cibo.
Il modo in cui i neonati percepiscono i loro bisogni e come li soddisfano (mangiare, dormire, evacuare) sono direttamente proporzionali alla qualità del rapporto con mamma e papà.
Ovvero dal modo in cui mamma e papà si relazionano al corpo del neonato ed alle sue funzioni fisiologiche.