La storia dell’infanzia spesso è poco conosciuta, sia per cultura che per mancanza di programmi scolastici dedicati.
Invece come vediamo a breve, conoscere la storia dell’infanzia ci permette di comprendere come oggi vengono visti i bambini.
La storia dell’infanzia è antica quanto l’essere umano, tuttavia la figura sociale del bambino è stata portata all’attenzione solo di recente, mentre il suo passato è ancora poco conosciuto, a scapito di una ricostruzione oggettiva e separata dalla figura dell’adulto.
Questo non deriva dalla mancanza di interesse per l’infanzia, bensì per il modo in cui gli adulti si relazionano con essa.
La figura del bambino ha iniziato ad essere osservata storicamente quando si è compreso che l’infanzia è soggetto di relazione, favorendo l’evoluzione di discipline come psicologia, pedagogia, sociologia ed il conseguente sviluppo di diritto e normativa sociale.
Infatti solo di recente l’infanzia viene riconosciuta come tappa fondamentale per sviluppo e formazione dell’individuo, ovvero il bambino deve vivere la sua infanzia.
Le ricerche evidenziano come la storia dell’infanzia è sia complessa che contraddittoria
Parliamo specialmente di fenomeni come trascuratezza e maltrattamenti, incluso il loro riconoscimento come problemi oltre che la diffusione verso l’opinione pubblica.
Lo statunitense Lloyd deMause, famoso per il suo lavoro sulla psicostoria scrive che più andiamo indietro nel tempo, più è scarsa l’attenzione dedicata ai bambini.
Lloyd deMause di Cesar – licensed under CC BY-SA 3.0
Facciamo un breve viaggio a ritroso nel tempo.
Ciò che stiamo per vedere potrebbe essere difficilmente digeribile, tuttavia conoscere la storia dell’infanzia è basilare per avere un quadro oggettivo del presente.
In passato i bambini non di rado venivano abbandonati, picchiati, terrorizzati e abusati.
Nell’antichità classica il bambino non veniva considerato come individuo avente un suo valore personale, bensì come essere menomato poiché mancante delle doti di adulto.
L’infanzia era ritenuta imperfetta, di conseguenza soggetta ad autoritarismo e discipline spesso ossessive.
Ad esempio nelle culture antiche il neonato diveniva parte della società solo dopo riti che segnavano la sua nascita sociale.
Il pater familias del diritto romano (letteralmente, padre di famiglia) sanciva il potere sia sulla vita dei figli che sul loro matrimonio.
Questa sottomissione dei bambini, tipica della famiglia patriarcale era alla base di due credenze:
- i bambini erano proprietà dei genitori, poiché avevano pieno diritto su di loro
- trattamenti severi come punizioni, anche corporali erano ritenute necessarie per mantenere la disciplina, trasmettere le buone maniere e correggere quelle cattive
Infatti, la storia dell’infanzia indica che fin dai tempi antichi il bambino è stato oggetto di violenze.
La cultura romana è intrisa di storie di omosessualità, violenze e castrazioni, anche raffigurate in numerosi affreschi le cui vittime erano i bambini.
Basta pensare alla differenza fra la Grecia Classica e Roma.
In Grecia le donne si sposavano fra i 18-20 anni, a Roma potevano sposarsi dai 12 anni in su.
A Roma si riteneva che i rapporti sessuali facilitassero il primo flusso mestruale (menarca) che rappresenta l’inizio del periodo fertile.
L’usanza dei matrimoni precoci durò a lungo, questo evidenzia sia la scarsa considerazione delle donne che la diversa concezione di età.
All’epoca l’iniziazione al sesso era precoce, poiché era sia normale che tollerato, mentre oggi sarebbe considerato aberrante.
Ciò che oggi definiamo abusi ai tempi la maggioranza non li riteneva tali.
La maggior parte delle vittime erano maschi, mentre delle femmine si parlava poco poiché considerate merce sottovalutata, quindi soggette a scarso interesse pubblico.
Inoltre mostrare interesse o empatia verso le vittime femminili poteva persino apparire sminuente.
I bambini nel Medioevo
Nel medioevo la concezione dell’infanzia nel contesto familiare non cambiò molto.
Gli infanticidi di bambini illegittimi calarono notevolmente, invece la soppressione di figli naturali e la mortalità infantile legata a trascuratezza e malattie restarono costanti.
Le notizie di abitudini e regole sulla crescita dei bambini arrivano quasi solo dalla classe nobiliare, dove i bambini erano poco abituati sia alle coccole che all’affetto materno.
L’arte medioevale spesso rappresenta il bambino come un adulto in miniatura, questo almeno fino al XII secolo, e dato che parliamo di un’epoca intrisa di simbolismo, questo la dice lunga sulla scarsa concezione dell’infanzia.
I bambini entravano nel mondo adulto all’età di 7 anni, spesso mandati ad imparare un mestiere, mentre i figli dei nobili (soprattutto i cadetti) erano solitamente affidati alle guide di un maestro.
La storia dell’infanzia indica come sia nel medioevo che nei secoli successivi la promiscuità era diffusa, per i bambini era normale dormire con genitori, parenti o servitori, quindi potenzialmente oggetto di attenzioni o molestie.
La morale cristiana cercò di diffondere nuove regole comportamentali verso la sessualità infantile, che però non tutti accettavano.
La prof.ssa Angela Giallongo, ordinaria di Storia dell’educazione presso l’Università di Urbino è autrice del libro Il bambino medievale. Storia di infanzie.
La prof.ssa Giallongo scrive come fin dai primi secoli il dualismo innocenza-colpevolezza fosse una tematica cristiana, alla base dell’etica pedagogica medievale, tuttavia risultava divisa poiché considerata desessualizzata o incline ad ogni genere di vizio.
Questa contraddizione sfociò in regole sia preventive che repressive, proibendo gesti affettuosi verso i bambini da parte di genitori, adulti e maestri, oltre che fra i bambini stessi.
Nel tempo medici, maestri e filosofi dedicarono maggiore interesse ai bambini, l’opinione pubblica prese gradualmente coscienza dei loro diritti, migliorando modalità di crescita e cura dei bambini.
Rivoluzione industriale e infanzia
Tuttavia con la rivoluzione industriale le condizioni dei bambini peggiorarono, aumentando lo sfruttamento minorile su larga scala.
1895, bambini della casa di lavoro di Crumpsall, Inghilterra
Nelle grandi città di Inghilterra e Francia c’erano tantissimi bambini lavoratori, poiché l’età minima lavorativa era di 6 anni, talvolta anche di 4 nel caso degli spazzacamini, mentre la giornata lavorativa era di 14 ore.
La storia dell’infanzia indica chiaramente come in Europa lo sfruttamento minorile continuò fino alla fine del 1800, quando furono emanate le prime leggi a tutela dei piccoli lavoratori.
Sempre nel XIX secolo in Europa sorsero numerosi istituti per bambini orfani e abbandonati, nei quali i piccoli spesso vivevano in condizioni di grave disagio fisico e psichico.
Dai registri degli istituti emerge come i maltrattati sui bambini fossero istituzionalizzati, basti pensare che 1 decesso su 4 avveniva per incuria, stenti e maltrattamento fisico.
Ci furono due scrittori, all’epoca scomparsi, che attraverso i loro testi influenzarono i professionisti dell’infanzia del 1800, offrendo un nuovo modo di vedere i bambini.
Parliamo del filosofo e medico inglese John Locke (1632 – 1704) e del filosofo, scrittore e pedagogista svizzero Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778).
Jean-Jacques Rousseau
Locke e Rousseau nei loro scritti suggerivano nuove linee guida sul trattamento dei bambini, esaltando sia la funzione della donna che il suo ruolo materno.
Questo influenzò i professionisti dell’epoca nel sensibilizzare i genitori verso una maggiore protezione dei figli, tuttavia questa trasformazione avvenne solo nei ceti più elevati.
Inoltre fu di breve durata poiché alla fine del 1800 ci si interrogò se questa trasformazione non avesse concesso troppo permissivismo ai figli.
In ogni caso grazie a questa nuova presa di coscienza, i medici dopo le visite a domicilio iniziarono a stilare le prime denunce di maltrattamento a danno dei bambini.
Auguste Ambroise Tardieu è stato un medico e criminologo francese, oltre che presidente della Accademia Nazionale di Medicina e professore della Facoltà di Medicina Legale presso l’Università di Parigi.
Il dott. Tardieu in qualità di medico legale in uno studio intitolato “Étude medico-legale des blessures” (Studio medico-legale delle lesioni) descrisse 32 casi di bambini picchiati e ustionati a morte.
Nel 1868 il dott. Athol Johnson, al Sick Children Hospital di Londra segnalò ripetute fratture nei bambini, attribuendo ciò alla fragilità ossea poiché all’epoca il rachitismo fra i bambini londinesi era diffuso.
Oggi invece, studiando la storia dell’infanzia sappiamo che gran parte dei casi descritti erano abusi, anche se la teoria del rachitismo continuò fino al XX secolo.
A New York nel 1874 per salvare una bambina di nove anni dai maltrattamenti, dovette intervenire un ente per la protezione animali.
La bambina fu trovata a casa incatenata a letto con ferite, ematomi ed abrasioni su tutto il corpo.
Tuttavia non si poté agire poiché secondo le leggi americane dell’epoca i genitori avendo diritto assoluto sui figli, potevano allevarli come meglio credevano.
La Società per la protezione animali esaminò il caso, riconobbe che rientrava nel proprio statuto ed intervenne portando la bambina in salvo.
In seguito all’accaduto a New Tork nacque la “New Society for the Reformation of Juvenile Delinquents” (Nuova Società per la Riforma dei Delinquenti Minorenni) donando rifugio prima a bambini difficili e in seguito anche a bambini trascurati e abusati.
Questa fu la prima Associazione ad occuparsi di prevenzione all’abuso dell’infanzia.
All’inizio del 1900 pedagogia, sociologia e psicologia iniziarono a interrogarsi su problemi e bisogni dell’infanzia.
Sicilia 1899, bambini all’imbocco di un pozzo della zolfara
Ai bambini vennero riconosciuti esigenze e bisogni sia affettivi che psicologici, affermando che i diritti dei minori non solo vanno garantiti dai genitori, bensì da tutta la società.
A Ginevra nel 1924 viene approvata la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, affermando che essi hanno diritto ad un normale sviluppo sia fisico che spirituale, quindi anche nutriti, curati e protetti da ogni forma di sfruttamento.
La Dichiarazione dei diritti del fanciullo venne redatta in seguito alle conseguenze subite dai bambini a causa della Prima guerra mondiale.
Ora, dal 1800 fino ai primi decenni del 1900 nei ceti emergenti nasce la famiglia nucleare, definita tale perché considerata la più piccola unità sociale oltre che base di una società.
La famiglia educa i figli per il successo e la riuscita familiare, istituzionalizzandosi nel modello di famiglia attuale.
Quando la figura del bambino raggiunse il suo culmine sociale partirono anche le denunce di maltrattamento, muovendosi poi verso la tutela dei diritti del minore, in quanto soggetto bisognoso di protezione.
Anche nel 1900, l’ipotesi di violenza familiare sui bambini veniva prima formulata dal medico.
Alcuni pediatri americani in diversi quadri clinici dei bambini vi riconobbero la sintomatologia del maltrattamento.
Il dott. C. Henry Kempe è stato il primo pediatra americano della comunità medica a identificare e riconoscere gli abusi sui minori.
Nel 1961 presso l’Annual Meeting of American Academy of Pediatrics, il dott. Kempe presentò una relazione sulla Battered Child Syndrome, ovvero la Sindrome del bambino maltrattato.
La descrizione completa venne pubblicata l’anno seguente sul Journal of the American Medical Association, una rivista scientifica peer-reviewed pubblicata dall’American Medical Association.
Il Journal of the American Medical Association viene pubblicato dal 1883 ed è ritenuta una delle più autorevoli del settore.
La descrizione sulla Battered Child Syndrome comprendeva considerazioni pediatriche, legali, psichiatriche e radiologiche, fornendo le primissime cifre sul problema del maltrattamento infantile in America.
Questa pubblicazione ebbe eco anche nel mondo medico internazionale, dando il via a studi e rilevazioni in merito.
Nello stesso anno due medici italiani, tali De Caro e Rezza estesero la sindrome ad altri aspetti legati al maltrattamento infantile.
Una piccola nota.
Il dott. Kempe ha ricevuto due nomination per il Premio Nobel, per il suo lavoro nello sviluppo di un vaccino più sicuro contro il vaiolo e per il suo contributo a prevenzione e trattamenti degli abusi sui minori.
Ora, insieme alle denunce di maltrattamenti vennero adottati anche protocolli ufficiali a favore dei bambini.
Con la Dichiarazione dei Diritti Umani nel 1948 l’ONU include l’infanzia nell’intera famiglia umana, affermando che va protetta contro ogni trattamento degradante e disumano.
In particolare l’articolo 25 afferma che sia la maternità che l’infanzia hanno diritto ad assistenza e cure speciali.
Inoltre tutti i bambini nati dal matrimonio o meno, devono godere delle stesse protezioni sociali.
Poi nel 1959 sempre l’ONU approva la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo.
Il Principio sesto afferma che il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità necessita di amore e comprensione, quindi crescere in un’atmosfera di affetto oltre che di sicurezza materiale e morale.
Il bambino, a causa della sua immaturità psico-fisica, ha diritto ad “essere protetto contro ogni forma di negligenza, crudeltà o di sfruttamento”.
Dal 1979, Anno internazionale del bambino, le Nazioni Unite hanno costituito il gruppo di lavoro Commissione per i diritti del bambino elaborando una Convenzione internazionale per i diritti del bambino.
Poi il 20 novembre del 1989 l’assemblea ONU approva all’unanimità la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, costituita da 54 articoli e l’Art. 19 tratta specificatamente l’abuso intrafamiliare.
Il 27 maggio del 1991 con la legge n° 176 l’Italia ratifica la Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo.
Ora, nella convenzione il bambino è inteso come coloro che hanno meno di 18 anni, mentre nel diritto e cultura italiana il minorenne viene considerato in qualità di figlio, ovvero attraverso l’aspetto relazionale con i genitori.
Infine è bene ricordare le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa, precisamente i n.561 del 1963, n.17 del 1979 e n.4 del 1985 e la Risoluzione del Parlamento Europeo del 1986.
Esse invitano i governi degli stati membri ad adottare misure necessarie per prevenire e intervenire in situazioni di maltrattamento, oltre che assistere i minori vittime di abusi e le famiglie in difficoltà.
Come abbiamo visto, spesso la storia dell’infanzia può risultare poco piacevole, tuttavia è una parte della storia che occorre conoscere.
Infatti la storia dell’infanzia ci permette di comprendere come oggi vediamo i bambini, sia dal punto di vista culturale che sociale.
Ora, è vero che nonostante la presa di coscienza attuale rispetto ad abusi e maltrattamenti sui minori, secondo le statistiche buona parte dei casi resta sommerso.
Ad ogni modo la nostra società è sempre più cosciente in merito ai problemi legati all’infanzia, oggi molto più visibili rispetto al passato.
Inoltre l’opinione pubblica è sempre più cosciente e attenta quando si parla di minori, e di come i bambini meritino il meglio dall’umanità.