Vediamo insieme perché per i bambini è importante dare un senso alle cose, a ciò che accade e di come il gioco simbolico sia un aspetto chiave.
Dare un senso alle cose dona equilibrio e colore alla vita, e questo per i bambini è fondamentale.
Noi quantifichiamo la realtà attraverso sensi ed emozioni, poi con il nostro sistema percettivo definiamo le nostre esperienze.
L’esperienza diventa tesoro quando sposa la conoscenza, sia come frutto di educazione che di apprendimento.
Un esempio sono le fiabe, veicoli di conoscenza che stimolano l’immaginazione secondo una direzione contenuta nella sua morale.
Anche la narrativa è importante, poiché funge da mediatore simulando il reale attraverso l’immaginazione.
Fiabe e racconti avendo un inizio e una fine ci aiutano a metabolizzare le esperienze, a dare un senso alle cose che ci accadono imparando dalla vita.
Dare un senso alle cose ci permette di rivivere le esperienze per trovare sia noi stessi che il nostro equilibrio
Ora, le esperienze sono neutre, quindi né buone né cattive, lo diventano quando le mettiamo in correlazione con obiettivi e aspettative.
Le esperienze che definiamo buone ci donano piacere, quelle che definiamo cattive ci provocano dolore.
In realtà ripetiamo, le esperienze sono tecnicamente neutre.
Dare un senso alle cose permette di metabolizzare anche le esperienze negative, poiché sono quelle che ci fanno crescere.
Spesso definiamo negative quelle esperienze che non vorremmo vivere, tuttavia è quel contenuto esperienziale che ci permette di imparare, ovvero trarre insegnamento dall’esperienza.
Con le esperienze è possibile fare due cose:
- subirle passivamente senza imparare
- viverle attivamente e trarne insegnamento
La differenza sta nella capacità (conoscenza) di dare un senso alle cose.
John Dewey, filosofo e pedagogista statunitense scriveva: “È importante, per la felicità dell’uomo un tipo di educazione che aiuti a conferire senso alle cose”.
John Dewey sosteneva che la capacità di dare un senso alle cose passa dalla conoscenza, poiché arricchisce di significato, intensità e piacere anche le gioie più semplici della vita.
La capacità di dare un senso alle cose si sviluppa da bambini ed è basilare per un corretto equilibrio da adulti.
I bambini crescendo provano emozioni sempre più complesse e intense come timidezza, vergogna, orgoglio, paura, possessività.
Queste emozioni mutano repentinamente, quindi sono anche difficili da gestire.
Quando il bambino inizia a utilizzare il pensiero emotivo per correlare esperienze e sentimenti, inizia anche a manifestare le prime forme di empatia verso gli altri.
Ad esempio, se vede un bambino piangere allora può consolarlo.
Poi il pensiero emotivo del bambino e le prime forme di empatia ampliano il suo senso delle possibilità, sia in modo positivo che negativo.
Ovvero, attraverso la sua fantasia può far sorgere dentro di sé nuove paure, sia intense che irrazionali, cercando poi rassicurazione in mamma e papà.
Per il bambino è importante sentire che le sue emozioni siano accettate da mamma e papà, quindi né sminuite e né vissute con eccessiva preoccupazione.
Questo è un aspetto importante, perché la capacità di mamma e papà di rassicurare il bambino rispetto alle sue paure, è basilare poi per un suo corretto equilibrio.
Dal terzo anno di vita inizia il processo per distinguere la finzione dal reale, il giusto dallo sbagliato.
Questo processo porta anche all’acquisizione di valori e regole familiari, basilare per dare un senso alle cose gestendo impulsi ed umore.
Infatti il bambino ha bisogno di agire per ripetizione, poiché è un processo che richiede prove ed errori e il supporto di mamma e papà è fondamentale.
Ora, lo sviluppo di ogni bambino è unico, poiché ognuno di noi ha caratteristiche diverse che influenzano il modo di sperimentare sia noi stessi che il mondo.
I bambini spesso sperimentano la realtà giocando a fare finta di fare o essere, utilizzando oggetti, identità e situazioni come simboli, rappresentando qualcosa che non è presente, bensì immaginato.
Questa attività viene chiamata gioco simbolico, un oggetto, situazione o identità rappresenta un elemento non reale che il piccolo evoca nella sua mente.
Così una scatola diventa una casa, un tappeto un’astronave, un giardino la giungla incantata.
Il gioco simbolico è estremamente importante per dare un senso alle cose, è un’attività sia raffinata che impegnativa, si sviluppa durante l’infanzia correlandosi ad abilità e competenze.
I bambini nei primi mesi di vita giocano toccando oggetti, assaggiandoli e annusandoli, facendoli muovere, rotolare, cadere, iniziando a conoscere la realtà che li circonda attraverso gli organi di senso.
Quante volte abbiamo visto i bambini gettare ripetutamente a terra un giocattolo, solo per sentire il rumore provocato dalla sua azione?
È così che i bambini iniziano a conoscere caratteristiche e funzioni degli oggetti, collegandoli poi a possibili schemi di azione.
Ad esempio, i bambini scoprono cosa si può fare con cucchiaio, uno spazzolino, un pettine, una caraffa.
Qui il processo di imitazione gioca un ruolo chiave, il bambino replica i gesti che vede compiere attorno a sé, in primis da mamma e papà
Ecco che fra i 12 ed i 18 mesi i bambini iniziano a giocare a fare finta di, imitando e ripetendo gesti e azioni ormai conosciuti.
Ed è qui che i bambini chiedono l’attenzione delle persone, prima di tutto di mamma e papà, chiedendo anche incoraggiamento e supporto.
Guarda mamma mentre prendo il bicchiere e bevo (anche se per finta), guarda papà mentre chiudo gli occhi come se dormissi e faccio cucù.
Gli studiosi sostengono che intorno ai due anni di vita il pensiero inizia a separarsi dagli oggetti, ovvero l’azione nasce più dalle idee che dalle cose.
È qui che una sedia a dondolo diventa una nave, un bastone diventa un cavallo.
In questa fase il bambino trasforma gli oggetti in funzione ai suoi giochi, se ha bisogno di una macchina allora prende una sedia ed inizia a guidare, se gli serve una caverna si mette sotto il tavolo o sotto il letto.
Il bambino sperimenta nuove forme di pensiero, non più legate agli oggetti bensì alle idee, inizia a vedere oltre le cose usando fantasia e immaginazione, inizia a dare un senso alle cose partendo da sé stesso.
La capacità rappresentativa del pensiero si evolve, il bambino pensa ed immagina cose, persone, situazioni a prescindere che siano fisicamente presenti o meno.
In questa fase il bambino inizia a creare associazioni mentali attraverso somiglianza di forme, colori e dimensioni.
Ad esempio, una matita diventa una bacchetta magica.
Fra i 3 ed i 6 anni il gioco simbolico si evolve, prima solo il bambino aveva un ruolo attivo mentre gli oggetti erano passivi.
Poi anche pupazzi, bambole e oggetti prendono vita, il bambino li fa camminare, parlare e soprattutto recitare una parte attiva nel gioco.
Il gioco diventa più complesso quando i bambini creano situazioni attraverso veri e propri copioni, ovvero assegnando dei ruoli.
Ad esempio: facciamo finta che io sono… tu sei… lui è…
Giocare a fare finta di implica ruoli come: facciamo finta che tu sei mamma, papà, maestra, dottore, sceriffo, indiani, supereroe.
A volte i copioni di gioco simbolico rappresentano episodi e contesti vissuti, perché attenzione, il bambino potrebbe aver bisogno di rivivere quelle esperienze nel mondo protetto della finzione.
Il bambino trova nuovi significati per le sue esperienze vissute, le sperimenta secondo nuove prospettive, anche per esorcizzare paure o sentimenti negativi vissuti in quelle specifiche esperienze.
Oppure nel mondo protetto della finzione il bambino può superare i suoi limiti, si proietta nel futuro o nel mondo dei grandi e con creatività vive emozioni forti senza paura di essere giudicato.
Giocando a fare finta i bambini sviluppano immaginazione, creatività ed autoconsapevolezza, riconoscendo sia le proprie emozioni che quelle degli altri, iniziando a dare un senso alle cose in modo sempre più soggettivo.
Esplorano mondi sconosciuti esercitando abilità cognitive e relazionali, sviluppando le prime forme di pensiero astratto che arricchiscono il proprio lessico.
Inoltre quando il bambino gioca a fare finta di essere un altro può comprendere un punto di vista diverso dal proprio, basilare per dare un senso alle cose anche secondo prospettive differenti.
Questa è un’ottima occasione per osservare il bambino, perché è attraverso la finzione che racconta sia sé stesso che il mondo dei grandi attorno a sé.
Per i bambini il gioco è scoperta, esplorazione e apprendimento, sia di loro stessi che del mondo ed è un’attività basilare per dare un senso alle cose ed a ciò che gli accade.
E’ importante non sminuire scoperte e rivelazioni che il piccolo condivide con mamma e papà.
Queste condivisioni del bambino verso mamma e papà sono vere e proprie dichiarazioni di consapevolezza, basilari per creare il proprio equilibrio, dare un senso alle cose, a sé stesso e alla realtà che lo circonda.